IL  SUICIDIO

Il comportamento suicidario comprende 3 tipi di azioni auto-distruttive:

  • Suicidio portato a compimento: atto autolesivo, che esita nella morte;
  • Tentativo di suicidio: atto che intende essere auto-distruttivo, ma che non esita nella morte, poiché l’azione era incerta, vaga o ambigua;
  • Atti suicidari: gesti che comportano un’azione con un potenziale letale molto basso (es. infliggersi ferite superficiali ai polsi); hanno un valore prevalentemente comunicativo.

I tentativi di suicidio e gli atti suicidari implicano ambivalenze riguardo la volontà di morire e possono rappresentare una richiesta di aiuto da parte di persone che desiderano ancora vivere.

Di solito, i comportamenti suicidari derivano dall’interazione di molteplici fattori.

L’elemento di rischio primario è costituito dalla depressione. Possono predisporre al comportamento suicidario anche i fattori sociali (es. delusione e perdita), le anomalie della personalità (es. impulsività o aggressività), le esperienze infantili traumatiche (es. famiglia separata, perdita dei genitori, abusi e violenze) e le malattie psichiatriche.

I tentativi di suicidio sembrano essere più frequenti, in particolare, tra i pazienti con disturbi d’ansia associati a depressione maggiore o disturbo bipolare. Alcuni pazienti schizofrenici sono inclini al suicidio a causa del disturbo depressivo a cui sono predisposti.

In qualche caso, il suicidio rappresenta l’atto finale di un comportamento autodistruttivo indiretto, cioè caratterizzato dall’esposizione ripetuta e spesso inconscia, a rischi potenzialmente letali senza l’intenzione di morire, ma con effetti in grado di rivelarsi alla fine autodistruttivi. Questo è il caso di alcolismo, abuso di droghe, automutilazione, guida imprudente, fumare molto, sovralimentazione e comportamenti antisociali violenti.