AI E PSICHE UMANA: RIFLESSIONI SU DESIDERIO, CORPO E IDENTITA’ NELL’ERA DIGITALE
L’AI viene vista come un nuovo “altro”, un entità che comunica ma senza COSCIENZA O AFFETTI REALI.
L’interazione con la “macchina” può attivare meccanismi di proiezione, ossia la tendenza a vedere in essa aspetti della nostra personalità o dei nostri desideri inespressi.

Può anche però generare ansie e angosce esistenziali.
Noi umani possiamo percepirla come una minaccia alla nostra unicità e creatività .
Freud parlava di pulsioni e desideri inconsci che guidano le nostre azioni.
L’IA con i suoi algoritmi predittivi e la capacità di anticipare le nostre preferenze potrebbe influenzare il modo in cui ci rapportiamo al desiderio.
Se tutto viene automatizzato e anticipato il ruolo del desiderio potrebbe subire trasformazioni profonde . Da un lato c’è tutto quello che può fare la macchina , tutto ciò che offrono gli algoritmi, dall’altro c’è quel “poco” che possiamo fare noi.
Invece di dotarci di una maggiore capacità di conoscere e di agire deleghiamo le nostre capacità e funzioni all’intelligenza artificiale impoverendo così la nostra capacità di comprensione.
La comprensione avviene attraverso il corpo che è parte della nostra identità e del senso dell’Io.
Nel corpo risiedono limiti, desideri contraddizioni che la macchina non ha.
L’AI può essere vista come una forma di difesa contro l’incertezza e la complessità della vita umana.
Quando riduciamo le varie dimensioni dell’esistenza alla sola dimensione del calcolo perdiamo la nostra soggettività . fatta di tensioni, pulsioni, confini e limiti.
Affidarsi a sistemi intelligenti per prendere decisioni o per elaborare delle informazioni potrebbe ridurre l’ansia dell’individuo ma anche limitarne la CAPACITÀ CRITICA.
Il nostro delegare alle macchine la nostra capacità di pensare, di creare, di intuire e di immaginare crea una sorta di atrofia.
Noi umani risolviamo continuamente problemi attraverso il corpo e superiamo crisi che ci trasformano continuamente.
Dobbiamo costruire una vita in armonia con la nostra natura umana, con il corpo, i suoi bisogni, le sue tensioni e con il desiderio che proviene da quel corpo.
Dobbiamo convivere con la nostra complessità, con il caos del nostro essere umani.
Il mondo non è in grado d metabolizzare il cambiamento e regolare la capacità di sviluppo del virtuale che si sta manifestando.
Inoltre, rischiamo di sentirci privati della nostra essenza se tutto può essere sostituito dalle macchine.
La macchina facilita la vita ma ci fa perdere il focus sul punto che non è arrivare da qualche parte ma il viaggio che occorre intraprendere per arrivarci.
Milena Lazzari
